Caso Pantani, Le Iene: “Marco è stato incastrato”

Marco Pantani ha segnato la sua epoca, con le sue imprese sportive e purtroppo con la sua morte. Da 14 anni, quasi venti ormai da quel 5 giugno 1999 quando la sua carriera piombò nel baratro che lo vide finire sempre più in basso, il San Valentino dei ciclisti è sempre un mix di emozioni. Per il campione e per l’uomo. Un senso di nostalgia e vuoto pervade sempre. E forse quel che ancora di più impedisce di andare avanti, è quella sensazione di irrisolto che circonda la vicenda. Processi e sentenze si sono ampiamente occupate di una tragedia che per molti aspetti tuttavia conserva un alone nebbioso, dovuto a nuove testimonianze che ciclicamente sembrano emergere.

Ad occuparsi nuovamente della vicenda è stato Alessandro De Giuseppe, inviato de Le Iene, con un servizio andato in onda ieri sera. 18 minuti in cui si cerca di ricostruire quanto può essere successo quel 5 giugno a Madonna di Campiglio. Con “la ragionevole certezza che sia stato incastrato”, il servizio confronta alcune testimonianze a cavallo del controllo antidoping in cui fu trovato con un ematocrito a 53,2. Primo intervistato è il massaggiatore del Pirata, che ammette come sia “inutile essere ipocriti, in quel periodo ognuno si aiutava” e che quindi Marco si era controllato già la sera prima, con un risultato di 48, tanto da stare tranquillo e decidere di non fare alcuna operazione di diluizione (dal bere ad una fisiologica), accettando inoltre il mattino dopo un controllo al quale avrebbe potuto sottoporsi visto l’orario ravvicinato alla partenza.

Lo stesso valore (48,1) sarebbe successivamente risultato nel controllo effettuato da Pantani ad un laborario UCI di Imola, per dimostrare che quello ufficiale era una anomalia. Un esame questo che non è stato mai tenuto in considerazione nel processo, in ragione di alcune omissioni considerate importanti dalla giustizia, che invece non avrebbe approfondito l’ipotesi di una deplasmazione. Una ipotesi che un ematologo, ex perito sportivo, ritiene invece possibile considerando le tempistiche e la grande variazione dei valori delle piastrine. Ad escludere questa ipotesi nel processo fu la mancanza delle tempistiche necessarie, ma dagli incartamenti che la trasmissione televisiva mostra risulta una differenza di un’ora fra l’orario effettivo del controllo e quello dichiarato nelle carte.

Ipotesi che i medici che si occuparono del prelievo (all’epoca non sigillato) non accettano o non commentano (due su tre intervistati non hanno voluto parlare, mentre il terzo ha voluto smentire in toto quanto sostenuto e l’attendibilità del collega che avrebbe effettuato il prelievo di Marco a Imola, mettendone anche in dubbio la veridicità stessa – ovvero che il sangue possa non essere di Pantani). Sottolineando infine alcune differenze e contraddizioni nelle procedure di prelievo tra le varie testimonianze, il giornalista de Le Iene sottolinea inoltre come sia in toto negata la presenza di Wim Jeremiasse, commissario UCI del team antidoping morto in un incidente stradale otto mesi dopo (il cui autista invece ne conferma la presenza, quantomeno nello stesso albergo in cui fu effettuato il prelievo).

Citando le conclusioni della procura di Forlì, evidente punto di partenza di questo servizio, secondo la quale “una moltitudine di riscontri fanno pensare che il campione ematico di Marco Pantani sia stato manipolato“, il sospetto viene dunque nuovamente posato sulla Camorra, la quale avrebbe “accettato troppe scommesse su Pantani, che non sarebbe stata in grado di pagare”. Il servizio si conclude dunque con una consegna del Trofeo Senza Fine nella cappella in cui Marco riposa, speriamo al più presto realmente in pace…

 

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